giovedì 28 gennaio 2010

La pubblicità nel cinema: dall'originale al remake

CINEMA
La storia del cinema ha un ritmo travolgente, da romanzo di avventura : in pochi decenni questo formidabile mezzo di espressione e di comunicazione si è affermato, si è imposto ed è entrato a far parte della nostra vita quotidiana. Come tutte le grandi scoperte che hanno inciso profondamente sul comportamento e sul destino dell'umanità, anche l'avventura del cinema ha le sue origini ed una precisa data di nascita : l'anno 1895. Da allora, è con il lavoro di tante persone in ogni parte del mondo che una conquista così straordinaria, prodotto del nostro tempo perchè indissolubilmente legata al progresso tecnico, è maturata negli anni ed ha regalato frutti meravigliosi che ne hanno segnato la storia . Ho passato giorni a pensare ad un argomento pubblicitario da trattare, ma il mio cervello si rifiutava di partorire alcun tipo d’idea. Alla fine, “spolverando”una mia vecchia passione cinematografica, il genere horror, ho avuto “l’illuminazione”. Il mio intento è mettere a confronto le locandine di film horror originali con i rispettivi remake. In questo modo risulteranno senza dubbio evidenti le innovazioni apportate in campo di grafica pubblicitaria nel corso degli anni.
Il film che ho analizzato sono: “Dawn of the dead” di G. A. Romero, 1978 “Dawn of the dead” di Z. Snyder, 2004 “The Omen-Il Presagio” di R. Donner, 1976 “The Omen-666” di J. Moore, 2006 “Psycho” di A. Hitccock, 1960 “Psycho” di G. Van Sant, 1998.
Osservando l’immagine nel complesso l’attenzione va a cadere sulla testa del “morto vivente”,di cui la parte inferiore è coperta dal titolo del film,altro elemento di spicco. L’idea di “intravedere”il volto è un modo molto interessante per creare suspance,accentuata ulteriormente dal titolo che si sviluppa dall’alto verso il basso in forma piramidale, con lo scopo di dare prospettiva all’immagine. Per quanto riguarda il colore, il rosso, colore per eccellenza del genere horror, è quello che rapisce maggiormente lo sguardo,infatti è usato per il titolo. Inoltre è messo in risalto dal nero dello sfondo e dall’alternanza con i colori tenui, dal bianco al violetto, della parte superiore dell’immagine. L’impatto dominante delle dimensioni è applicato sia all’immagine che al titolo ed è accentuato dall’artificio di rimpicciolire le altre parti di testo della locandina. A mio parere l’intento di attirare l’attenzione è raggiunto. Il messaggio del film è comunicato, anche grazie alla frase introduttiva che spicca nella parte alta della locandina, messa ancor più in rilievo dall’uso del bianco che riprende il colore della testa. Oserei dire, però, che sono presenti troppi tipi di carattere, forse anche troppi colori. Infatti, nel pubblicizzare il genere horror, lo scopo da raggiungere è comunicare paura, orrore, disgusto. A mio avviso il modo migliore per ottenere questo risultato è creare un layout che dia un impatto visivo immediato. Pertanto dovrebbe avere una presenza minima di dettagli, solo quelli necessari a creare contrasto.Non bisogna dimenticare che questo film è del 1978.
DAWN OF THE DEAD di Z. Snyder, 2004 Ovviamente in ventisei anni qualcosa è cambiato in campo di grafica pubblicitaria. Elementi centrali sono il titolo, in nero, che, non a caso, riprende il colore delle ombre dei “mortiviventi”, i protagonisti. Il messaggio è comunicato. E’ interessante l’uso dei colori sullo sfondo, dal giallo all’arancione al rosso(dal più chiaro al più scuro), che vanno a formare un’aura attorno alle ombre, mettendole ancor più in risalto. Ma l’impatto visivo più forte è dato dalle ombre degli zombie che sembrano avvicinarsi sempre più, quasi ad uscire dall’immagine. Si nota che le ombre in primo piano sono nere, più si trovano dietro, più diventano chiare. Quest’effetto prospettico dona all’immagine profondità e dinamismo:sembra che la folla di morti ci stia venendo addosso o a prenderci e portarci via o peggio ancora ad ucciderci…
In questo caso ci imbattiamo in un film, di genere thriller, di forte coinvolgimento emotivo. Il dettaglio che si nota ad un primo sguardo è la mano, di una grandezza tale da risultare sproporzionata rispetto al resto. E’ in colore chiaro e su di essa è presente uno schizzo di sangue, che dovrebbe fuoriuscirne, ma in realtà è evidente che la macchia è sovrapposta. E questa sovrapposizione, accompagnata dal colore rosso, particolarmente acceso, provoca un effetto di contrasto con gli altri colori. Nero, verde acqua, bianco. L’immagine è suddivisa verticalmente in due parti. In quella a sinistra si scorge il volto, parzialmente coperto dalla mano e dal bordo, che incuriosisce ulteriormente lo sguardo dell’osservatore. E’ nel contrasto tra i due colori, verde acqua e nero, che la mano e il titolo vengono messi in risalto, sovrapponendosi tra loro e su entrambe le parti. Andando ad esaminare le scritte, il titolo ha dimensioni maggiori rispetto alle altre, è bianco,quindi spicca tra i due colori sottostanti ed è stampato con una tipologia di carattere particolare, che va a spaccarlo orizzontalmente. Sembra quasi che il sangue esca dal taglio della scritta. Il nome del regista è anch’esso in bianco, ma scritto in caratteri più piccoli del titolo. In basso ci sono i nomi degli attori e dei tecnici del casting. A sinistra sono color verde acqua, così come il volto, in contrapposizione allo sfondo nero. Viceversa a destra, in cui sono color nero sullo sfondo verde acqua.

1 commento:

  1. La tua analisi è corretta; l'uso dei colori e dei font serve effettivamente per accrescere il senso di paura e di angoscia che il film vuole suscitare nello spettatore. Devo dire che entrambe le locandine, sia quelle realizzate con una grafica vecchia, che quelle nuove create con moderne tecniche grafiche, svolgono bene la loro funzione. Complimenti ai grafici che le hanno realizzate!!!!!

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